TURBIGO – NOSATE. Come dono di Natale ho ricevuto la biografia di Giovannino Guareschi di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. A pag. 111 si cita don Giuseppe Saibene, parroco di Nosate (1938-1975), il suo legame con Giovannino Guareschi, insieme al quale pasteggiava spesso alla ‘Case delle Barche’, a quel tempo gestita dal ‘Sandrun’, e parlavano di politica. Quella politica degli Anni Cinquanta, dove il Partito Comunista ce la metteva tutta per sconfiggere la Democrazia Cristiana che era stata ‘promossa’ nelle elezioni del 18 aprile 1948 da Guareschi scrivendo: ‘Nell’urna… Dio ti vede, Stalin no!’. La ricompensa del suo impegno ‘politico’ fu la galera – per aver scritto male di De Gasperi – con un’ulcera sanguinante che gli rendeva ancora più pesante la prigionia.
A Nosate, Giovannino veniva per assaporare anche la parlata di don Giuseppe, anticomunista viscerale, che suonava le campane a stormo quando i ‘compagni’ venivano in piazza Borromeo a fare i comizi. Era in canonica che si preparava la lista per per elezioni comunali, al fine di abbattere i ‘sinistri’, operazione che riuscì magistralmente a don Giuseppe Saibene appena dopo la fine della guerra.
Del ‘Mondo Piccolo’, che Guareschi raccontò verosimilmente nei suoi libri (tradotti in tutto il mondo), ispirando film che ancora oggi sono seguiti da milioni di spettatori, parlavano male solamente gli italiani, sicché toccò a un certo professor Mario Manlio Rossi, all’epoca professore di filosofia e letteratura all’Università di Edimburgo, proporre la candidatura di Giovannino Guareschi al Nobel nel 1965.
Ebbene sì, Giovannino figurava nelle ‘nominations’, accanto ai grandi nomi (Yourcenar, Simenon, Ungaretti) e l’Accademia di Svezia voleva premiarlo, mentre per i ‘conformisti’ di casa nostra non era degno di nota. Al punto che, tre anni dopo la ‘nomination’, quando un infarto massivo si portò via l’autore di Mondo Piccolo (nonostante avesse magistralmente scritto quando era prigioniero dai tedeschi nel ’43: “Non muoio anche se mi ammazzano”, le testate italiane come l’Unità, in puro stile trinariciuto, commentava con le parole “malinconico tramonto di uno scrittore mai sorto”. E i giornali cattolici (‘Il Nostro tempo’) fecero anche peggio: un ‘compromesso storico’ culturale ante litteram a sostegno delle tante balle che i giornali scrivono anche oggi, che fanno venir voglia di risparmiare 1,40 euro quotidiano!
Nel 1965 il Nobel per la letteratura andò al russo Michail Solochov, autore de ‘Il placido Don’, ma la gente del Po non sa chi sia e non lo saprà mai. Avrebbe voluto che il ‘sentiment’ risvegliato da Guareschi per il grande fiume e la sua culura avesse ricevuto il prestigioso riconoscimento che i recenti documenti desecretati a Stoccolma hanno indicato essere alla portata del Nostro. Ci voleva soltanto un po più di italianità…
FOTO ‘La vittoria a Nosate del 27 maggio 1951′. Disegno di don Giuseppe Saibene, parroco di Nosate (1938-1975)