La quiete dopo la tempesta alla Vincenziana di via Casati a Magenta. Alle tensioni dell’altra sera è subentrata la calma tra gli ospiti. Due ragazzi sulle scale, un altro paio nell’atrio e uno che entra nella sala per ritirare il pranzo quotidiano. Pasta e cornetti, ma c’è anche chi si fa un piatto tipicamente africano. Tutti, ma proprio tutti, hanno le cuffie per ascoltare e guardare i video sullo smartphone. Alla Vincenziana è disponibile un sistema di wi fi per gli ospiti con ‘Magenta2015’ come password e cartello in bella vista nell’ufficio all’ingresso. Certo, difficile pensare che tutti possano collegarsi contemporaneamente. Infatti, ogni tanto ci sono problemi. Questioni che passano in secondo piano rispetto alla sommossa di venerdì quando, alcuni giovani, per solidarietà ad un ragazzo nigeriano raggiunto da un provvedimento di allontanamento firmato dal Prefetto a causa del suo comportamento turbolento, sono letteralmente impazziti.
Tutto è rientrato e, qualcuno, sussurra che se non fosse per il gruppo dei nigeriani, all’edificio di via Casati regnerebbe la calma più totale. I corsi di italiano continuano, c’è chi partecipa alle proposte di teatro e musica, chi si è dato allo sport con ottimi risultati. In particolare nella corsa e nel calcio. Insomma, meglio non fare di tutta l’erba un fascio. “Se c’è qualche testa calda non è giusto che ci vadano di mezzo tutti”, dicono alcuni ragazzi. Quanti sono? Cento. Cento erano nel mese di luglio 2014 quando giunsero a Magenta e cento sono oggi. Non sono gli stessi, ovviamente. Qualcuno ha avuto i documenti ed è andato a farsi una vita altrove, molti sono ancora in attesa. L’ansia per loro cresce sempre di più. E ogni tanto ci scappa la protesta. Perché venerdì la sommossa non era solo in segno di solidarietà, ma anche per ribadire che la struttura è nel degrado e i documenti non arrivano.
Alcuni la risposta l’hanno già avuta. Una quindicina hanno visto riconosciuto lo status di richiedente asilo. A molti, invece, la richiesta non è stata accettata perché non c’erano i requisiti. Cartella alla mano oggi la struttura conta nigeriani, gente del Mali, Gambia, Ghana, tre dalla Guinea Bissau, due dal Pakistan e uno dal Bangladesh. L’ottanta per cento sono musulmani, gli altri cristiani.