“Quale bellezza salverà il mondo?”, è la frase di Dostoevskij ripresa dal cardinal Carlo Maria Martini e citata dal parroco di Magenta don Giuseppe Marinoni durante la conferenza stampa di questa sera che ha presentato ‘Pietre Vive Magenta’ Onlus. L’associazione che ha l’ambizione di restaurare l’antica chiesa di Santa Maria Assunta e non solo. Un’associazione che oggi ha preso piede pubblicamente e che vede nel ruolo di presidente il parroco e in quello di vice Paolo Bertoglio. Proprio Bertoglio ha spiegato che l’idea è partita già tre anni fa con l’allora parroco don Mario Magnaghi sentendo gli architetti Federica Monno e Fabrizio Ispano e la Soprintendenza per chiarire quali fossero le direttive per un restaur
o completo dell’edificio religioso. E’ stato interessato il dottor Aldo Mainini al quale è stato chiesto di redigere un apposito atto costitutivo.
“Tutto persone che hanno lavorato gratuitamente – ha sottolineato Bertoglio – Nel giro di 14 giorni abbiamo avuto le autorizzazioni necessarie”. E così si è partiti con i fondatori e i soci che fanno parte del direttivo, come potete ascoltare nel video che pubblichiamo. Il logo raffigura la Monofora, la finestra ad arco dell’Assunta visibile di fronte al
‘Cavalon’ e la scritte ‘Pietre Vive Magenta’ Onlus. La raccolta fondi verrà curata da Banca Prossima, nata dall’Istituto San Paolo, che si occupa di economica sociale. “In meno di un anno a Magenta sono nate due associazioni che vedono le 5 parrocchie protagoniste – ha detto don Giuseppe – Perché ogni comunità può vantare due tesori. Il primo riguarda i poveri e i bisognosi e così è nata ‘Non di solo Pane’, il secondo sono i beni artistici. Questi ultimi sono il segno di una bellezza antica che ci viene tramandata dai nostri padri”. L’architetto Fabrizio Ispano spiega che il lavoro svolto fino ad oggi è stato essenzialmente d’archivio. “Ora entreremo nella fase strettamente tecnica – aggiunge – Valuteremo lo stato di degrado e troveremo le soluzioni”.
L’altro architetto, Francesca Monno spiega che daranno vita ad un cantiere aperto perché “tutto quello che emergerà dovrà essere condiviso con i magentini”. Una volontà, quella della condivisione con la città intera, già emersa durante il restauro voluto da monsignor Luigi Crespi nel 1938. Ora si passa alla fase pratica, quindi. Bertoglio spiega che nello statuto c’è un’apposita clausola che permette all’associazione di intervenire non solo per i beni della parrocchia, ma anche per tutti quelli legati al mondo cristiano cattolico che non sono di proprietà della parrocchia. Basti pensare alla chiesetta di Pontenuovo dove Santa Gianna Beretta Molla era solita andare a pregare o alla chiesa di San Biagio. Un patrimonio che non si dovrà mai, in nessun modo, dimenticare.