Nell’editoriale di oggi parliamo di una questione importante. La comunicazione nel mondo della sanità, o da parte di personale amministrativo che lavora nella sanità. Purtroppo, anche in questo caso, ho avuto modo di sperimentarlo di persona ed è alquanto carente. Gravemente insufficiente potrebbe essere il voto da dare a molti. Sia ben chiaro che non ci riferiamo alla stragrande maggioranza del personale che lavora negli ospedali, nelle case di cura e in altri ambienti che ci mette l’anima. Infermiere e operatori sono eccezionali.
Sono loro il vero punto di forza, le persone che dialogano con il paziente e i suoi familiari. Che li tirano su di morale nei momenti difficili. Ma, come ben si sa, questa è la normalità. Le migliaia e migliaia di infermieri che lavorano duramente non fanno notizia. Nell’ultimo periodo, purtroppo, sono entrato in contatto con queste realtà. In alcuni casi sono rimasto infastidito e ferito da modi di fare quanto meno inopportuni. E’ avvenuto poco tempo fa, per fare un esempio, e riguarda un medico del pronto soccorso dell’ospedale di Magenta. Eravamo al terzo ingresso al pronto soccorso di Magenta per mamma e solo al terzo ingresso le è stata fatta una lastra che evidenziava una polmonite. (Al primo ingresso è bastato un esame del sangue per dimetterla con il codice verde, problemi di costi certo).
Così il medico del pronto soccorso mi comunicava l’esito, nel corridoio e mentre era indaffarato a fare altro: “Purtroppo è una polmonite, nella maggior parte dei casi il paziente non supera la crisi”. Secondo me non è un aspetto marginale quello della comunicazione da parte del personale medico che, forse, non ne ha troppa dimestichezza. E nemmeno per il personale amministrativo. Altro esempio. A soli dieci giorni dal decesso di mamma presso la rsa don Cuni di Magenta un’addetta amministrativa mi mandava una mail per informarmi che mancavano all’appello 1.025 euro “da bonificare”. Nulla da dire del debito del quale non ne ero certo a conoscenza visto che forse la mia testa era impegnata altrove, ma forse sarebbe stata meglio una telefonata piuttosto di una mail scritta in burocratese stretto con un linguaggio degno del miglior dipendente dell’agenzia delle entrate ligio al dovere. Ma così vanno le cose in questo mondo. Del resto ho sempre più l’impressione che la sanità sia nient’altro che un business.
Il paziente diventerà un cliente (se non lo è già) e se hai i soldi verrai curato altrimenti saranno cavoli tuoi. Fine del discorso. Non vogliamo fare i professori o quelli che danno lezioni, ci mancherebbe. Ci capita spesso, come cronisti, di entrare in contatto con persone che hanno subito tragedie. E con quale diritto parliamo con loro? Quello di fare cronaca. A volte entriamo nella vita delle persone e lo dobbiamo fare in punta di piedi, perché dietro ci sono anni di storie vissute che non conosciamo. Un appello a tanti medici e personale che lavorano nel mondo della sanità carenti di capacità comunicative lo lanciano. Venite pure nella nostra redazione di via Pretorio a Magenta a trovarci. Un corso di comunicazione ve lo faremo volentieri. Gratis, ci mancherebbe.