Inutile fingere. Quello delle cronicità e delle fragilità è un problema che toccheremo sulla nostra pelle. C’è chi ci è già passato, ma inevitabilmente toccherà a tutti prima o poi. Sabato mattina si è parlato di quella che viene definita una vera e propria rivoluzione nella gestione del malato cronico. Ma di chi stiamo parlando? Nella stragrande maggioranza dei casi parliamo di una persona che ha passato la sua vita senza alcun problema di salute. Ad un certo punto, inevitabilmente, qualcosa succede. L’età si allunga sempre di più, e meno male.
Le condizioni di vita non sono più quelle di un tempo. Viviamo nella cosiddetta società del benessere, ma nonostante tutto prima o poi ci scontreremo con una o più malattie dalle quali non guariremo. E che magari dureranno per anni. Patologie a volte gravissime che mettono a dura prova la persona e chi sta accanto a lei. Sabato mattina, in un convegno organizzato dal centro Kennedy, se ne è parlato a Magenta. Lo abbiamo scritto precedentemente parlando in breve di qualche intervento, e di parecchie perplessità nella nuova riforma che consiglia al malato cronico di affidarsi ad un ente gestore. Proponiamo il video dell’assessore regionale Giulio Gallera nel quale egli stesso non dice che la riforma sarà la soluzione di tutto. Solo il tempo potrà dire se questa riforma sarà buona o dovrà essere migliorata. Ma una cosa la vogliamo chiedere a tutti gli operatori degli enti convenzionati che entreranno in contatto con il malato cronico e con la sua famiglia.
Come ha riferito sabato il professor Mario Noli, già direttore della Rsa don Cuni (struttura tra l’altro di ottimo livello), non dobbiamo mai dimenticare le domande che si pone la persona. Che ne sarà di me? E quindi gli operatori non dovranno prendersi cura solo della patologia, ma della stessa persona. Del suo disagio, dei suoi momenti di inevitabile crisi e delle difficoltà di chi gli sta vicino. Spesso difficili da superare.