Quando nel 2011 il Governo Monti con l’art.38 del cosiddetto Decreto “Salva Italia” liberalizzò le aperture domenicali di negozi e di centri commerciali eravamo in piena crisi economica e il provvedimento fu emesso pensando che questo invogliasse i consumatori ad acquistare di più, ma, col silenzio dei sindacati, che portarono a casa un pò di contratti a termine e ad orario ridotto, questo provvedimento penalizzò pesantemente i piccoli commercianti, impossibilitati a competere con le grandi catene per gli aumentati costi del lavoro e delle spese correnti. Un altro problema, che probabilmente non era stato neanche studiato dal legislatore, fu una vera trasformazione economico-sociale: quelli che il sociologo Marc Augè aveva denominato “non luoghi” divennero per milioni di Italiani il luogo di elezione dove trascorrere la domenica e i giorni festivi, preferiti a quelli tradizionali di ritrovo amicale o familiare o culturale, come cinematografi, teatri e di pratica sportiva.
Alla Fiera del levante di Bari il vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio ha detto: “In materia di commercio sicuramente entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali, con delle turnazioni e con un orario nuovamente regolamentato. La liberalizzazione introdotta da Monti sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e di chiusura”. Il riferimento alle famiglie riguarda soprattutto quelle in cui uno o entrambi i coniugi lavorano nella grande distribuzione, che ora non riescono ad avere un giorno settimanale in cui poter riunire la famiglia o che hanno il problema dell’accudimento dei figli piccoli. A coloro che puntualizzano che ci sono sempre state categorie di lavoratori che hanno il turno domenicale o festivo obbligatorio, va ricordato che nei contratti dei lavoratori del commercio non sempre è prevista la maggiorazione per il lavoro domenicale. l’art. 36 della Costituzione prevede che: “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale”. Un’altra cosa che non tutti sanno è che il lavoro festivo può essere rifiutato dal lavoratore. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16592 del 7 agosto 2015 ha affermato la legittimità della condotta di un lavoratore che si è rifiutato di lavorare il 6 gennaio. Non è lo stesso per il lavoro domenicale, laddove sia previsto un riposo compensativo.
In Commissione Attività Produttive della Camera sono state depositate due proposte di legge: una del M5S e una della Lega.
Il progetto firmato da Davide Crippa, deputato del M5S, propone di “riportare la competenza legislativa e la potestà regolamentare nel settore del commercio alle regioni e agli enti locali”, con alcuni limiti come l’apertura di massima “del 25% degli esercizi per settore merceologico” e “un massimo di dodici festività lavorative annue per singolo esercizio commerciale”.
La proposta di legge della leghista Barbara Saltamartini, sulla regolamentazione delle aperture domenicali dei negozi, disciplina gli orari degli esercizi e limita le aperture nei giorni festivi alle sole domeniche del mese di dicembre, oltre ad altre quattro domeniche o festività durante l’anno. Così il testo : “Le regioni, d’intesa con gli enti locali, adottano un piano per la regolamentazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali (di cui al comma 1) che prevede l’obbligo della chiusura domenicale e festiva dell’esercizio”.
In attesa dell’approvazione di un decreto definitivo sulla questione, sbriniamo il freezer di casa e facciamo spazio al pane congelato, ritorniamo a fare qualche bel giro a piedi o in bicicletta sui nostri Navigli, magari imbracciando la Canon impolverata e , se dovesse piovere, programmiamo qualche visita alle mostre ed ai musei del nostro territorio, o acquistiamo i biglietti per un film o uno spettacolo teatrale da goderci in compagnia di amici/che o di tutta la famiglia.