TURBIGO – Non riuscivo a spiegarmi come mai, da parecchi mesi ormai, fossero sempre in servizio gli sfioratori dell’acqua del Canale Industriale per cui oggi mi sono avvicinato all’entrata della centrale e ho aspettato che uscisse qualcuno per chiederlo.
- “Come mai un tale spreco di energia pulita?”
- “Abbiamo sostituito la turbina (il fornitore è una ditta Ossolana dell’ex Riva Calzoni) e in seguito l’intero complesso idroelettrico sarà comandato in remoto. Non c’era altro modo per ammodernare la centrale il cui ultimo revampig fu efettuato nel 1946”.
Lo sapevo, ne avevo approfondito la storia, anche perché il mio primo posto di lavoro all’Enel fu proprio alla centrale Castelli nel 1964. Dopo un corso di addestramento durato 14 mesi, come allievo operaio, fui destinato in questa centrale dove allora ci lavoravano una ventina di dipendenti. Ricordo i turbighesi, ormai quasi tutti andati all’altro mondo: Gaetano Zanoni, tornitore; Berra di cui non ricordo più il nome; Crippa turnista, che aveva sempre in bocca una ‘nazionale’ che abitava in zona Monteruzzo; Marson, Bianchessi, Bianchini; Bottarini e Tomveronachi, in sala controllo; il mio ‘capo’ Beniamino Gianella che non sorrideva mai…e mi chiamava ‘Gep’. Il capo centrale si chiamava Valentini ed abitava ad Oleggio.
Fu allora che cercai di saperne di più sull’impianto utilizzando un libro che la società mi aveva messo a disposizione:
1902 – LA FONDAZIONE: “Nell’estate 1902 la Società Lombarda per l’energia elettrica stava tracciando in fretta il canale Industriale per costruire, dopo la centrale di Vizzola (inaugurata il 20 ottobre 1901 da Vittorio Emanuele III), l’impianto idroelettrico di Turbigo”.
Con queste parole, un cronista del tempo registrò la data di nascita dello sviluppo ‘energetico’ in un paese dove gli abitanti erano dediti da secoli all’agricoltura e all’allevamento del baco da seta. Fu così che nel settembre 1904 le acque del Naviglio Grande furono deviate dall’alveo secolare, dove scorrevano rapide ed inutilizzate e fatte defluire, lente e regolate, nel nuovo canale industriale, attraverso il quale, alla fine, avrebbero prodotto – con l’impianto idroelettrico di Turbigo – una rilevante forza motrice (10 MW). Nel 1922, questa ‘fabbrica madre’ diede alla ‘luce’ il Turbighetto(900 KW), primo esempio in Italia di impianto idroelettrico comandato a distanza, anch’esso recentemente rivitalizzato. (Le caratteristiche del sito fecero sì che nel 1928 la Vizzola scelse ancora Turbigo per impiantarvi il primo impianto termoelettrico funzionante a carbone).
1946 – PRIMO REVAMPING: Nel 1946, iniziarono i lavori per il rifacimento della centrale idroelettrica che sarebbe stata dedicata a ‘Guglielmo Castelli’. Con la nazionalizzazione dell’energia elettrica (1962) gli impianti turbighesi divennero di proprietà dell’ENEL e chi scrive fu assunto dall’ente nazionale per l’energia elettrica l’anno successivo (ci sarebbe rimasto per 37 anni). Qualche anno fa la giornata FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha permesso l’apertura dei cancelli della centrale nella quale sono state esposte le foto che pubblichiamo del revamping del 1946, tempo in cui era sindaco Luigi Bianchini presente nelle foto insieme al parroco di allora don Edoardo Riboni.
2021 – SECONDO REVAMPING. E’ quello attualmente in corso.
FOTO In evidenza, l’interno della centrale nella visita del 2015 organizzata dal FAI; 1 – La centrale idroelttrica ‘Guglielmo Castelli’ (1946); 2 – Lo sfioratore in servizio; 3 – Interno della prima centrale idroelettrica (1902); 4 – L’inaugurazione del 1946 con il sindaco Luigi Bianchini e il parroco don Edoardo Riboni