Oggi, a poche ore dall’8 luglio 2022, mi è venuta la voglia di andare – di mattino presto con il ‘Ciao’ – a rivedere il luogo in cui sono nato 75 anni fa, a Turbigo, in Via Patrioti, 12. L’abitazione è orientata a Levante e il sole ci arriva solamente verso mezzogiorno: a pian terreno la cucina e sopra la stanza con il parquet chiaro, alla quale si accede salendo su una scala aerea in ferro. Credo che non sia cambiato niente da allora. Non posso dire di ricordarmela, ma osservandola vengo preso da un certo ‘sentiment’ in quanto rivedo mia mamma che si muove in quelle stanze con tante finestre e ricordo anche la presenza dello ‘Zito’, che non ricordavo più precisamente chi fosse, ma solamente il fatto che mi caricava sulla canna della bicicletta e mi portava alla cascina Paradiso a giocare. Probabilmente lo faceva per far ‘respirare’ mia madre che al tempo lavorava al Cotonificio Valle Ticino.
Anni dopo (2004), ebbi la fortuna di incontrare Adriano Azzimonti di Carlo, classe 1919, già capo stazione di Turbigo dal 1962 al 1977, assessore comunale, turbighese doc. Mi conosceva da sempre, perché abitava anche lui nel cortile in questione e, probabilmente, mi vide nascere. ‘Malato’ come sono di ‘storia turbighese’ non perdemmo l’occasione di fargli alcune domande:
CHI ERA LO ‘ZITO’? Si chiamava Giuseppe Rovera ed era il fattore della cascina ‘Paradiso’, allora di proprietà dell’ingegner Franceschini già direttore generale dell’Azienda Tranviaria Milanese (la cappella mortuaria è nel primo campo al cimitero, a sx). Il ‘Zito’ aveva sposato, in prime nozze, la maestra Lietti di Castano Primo (dalla quale aveva avuto una figlia), mentre la proprietaria del cortile di Via Patrioti,12 era la seconda moglie dello ‘Zito’, Rachele Azzimonti, detta ‘Enrichetta’, morta alla veneranda età di 99 anni. Questo legame parentale aveva permesso alla famiglia di Adriano Azzimonti di abitare nel ‘famoso’ cortile in cui è nato chi scrive, che è ancora lì, più o meno come un secolo fa.