“Non dobbiamo dare nulla per scontato. Quello che per noi è ovvio, può non esserlo per loro”. E’ un lavoro difficile quello che attende coloro che si occuperanno della gestione delle richiedenti asilo e dei loro bimbi. Persone che arrivano da un paese poverissimo, l’Eritrea già colonia italiana. Parlano tigrino, non sanno una parola di inglese. Oggi (mercoledì pomeriggio, ndr) hanno incontrato il parroco don Giuseppe Marinoni per un momento di raccoglimento all’interno della cascina Calderara, al nord di Magenta.
E’ ancora presto per uscire e conoscere Magenta. Sono appena arrivate in un mondo completamente diverso dal loro. Dove tutto è cambiato, dove tutto è nuovo. Loro che vorrebbero andare in Germania, ma che intanto sono qui. E allora si vuole che vengano integrate. Abbiamo incontrato Claudio Vertua della cooperativa scelta per avviare un progetto educativo con le mamme e con i loro bimbi. Tutti piccolissimi, tra i 4 e i 6 anni. In pochi sono in età scolare. Abbiamo scambiato qualche parole, in via del tutto informale con Vertua, prima che varcasse il portone della Calderara.
E’ una persona dalla grande esperienza e arriva della zona di Brescia. Lavora da una trentina di anni nel sociale e non solo nel settore dell’immigrazione. Sta cercando di capire come si potrà cominciare a lavorare con i nuovi ospiti. Lui insieme a tante altre persone perché solo insieme si potrà raggiungere qualcosa di buono e che potrà portare risultati positivi per tutti. Sarà un lavoro diverso da quello che si è fatto alla Vincenziana dove gli ospiti sono giovani dai 18 anni in su dell’Africa Subsahariana. Presto ci sarà una conferenza stampa per illustrare il progetto educativo che vedrà coinvolte le donne e i bimbi.
Insegnare loro l’italiano, insegnare a pulire a far da mangiare, a lavorare. Cose scontate per noi. Ma non per loro che arrivano dall’Eritrea. Vicino alla Calderara c’è un’azienda agricola che potrebbe essere coinvolta per insegnare a coltivare un orto. Tante cose che prenderanno vita nei prossimi giorni.