Il Cardo e il Decumano sono due termini diventati famosi con l’Expo perché chi progettò la struttura dell’esposizione di Rho pensò bene di mutuarla da quel che fecero i Romani. Difatti, al momento di fondare o sviluppare una nuova colonia, i Romani usavano determinarne i confini attraverso una capillare suddivisione del territorio, la cosiddetta ‘centuriazione’ che è rilevabile ancor oggi anche nel nostro territorio.
Speciali tecnici topografi tracciavano le linee da settentrione a mezzogiorno, chiamate cardini (cardo), intersecandole con altre da oriente ad occidente, chiamate decumani. Queste linee rette, che ricordano le attuali coordinate geografiche, longitudine e latitudine, s’incrociavano perpendicolarmente tra di loro ogni 710 metri circa, formando delle centurie ‘quadrate’ di circa 50 ettari. Le linee denominate ‘cardini’ e ‘decumani’ erano materializzate sul terreno da strade, vie campestri, fossi e filari di piante. Ancor oggi le strade statali o provinciali, i confini di alcuni fondi, ma anche dei territori comunali, i fossati ed i semplici sentieri di campagna, seguono sommariamente le linee tracciate dagli agrimensori romani. E’ ovvio che sia i cardini che i decumani non venivano tracciati secondo teoriche linee avulse dalla geografia del territorio, ma rispettavano gli esistenti elementi naturali. Dopo la divisione del territorio, la successiva costruzione della rete viaria dava nuovo impulso al commercio come si spera faccia anche l’Expo milanese.
FOTO Il decumano è stato anche un palcoscenico di maschere che allietavano grandi e piccini