Prosegue la storia delle Vie turbighesi che vede, in primo piano, i cognomi di alcune nobili famiglie che lasciarono le loro armi gentilizie sui muri dei loro palazzi…
43 – D’ADDA, famglia nobile, Signori di Turbigo (Via)
Al Belvedere, la Via D’Adda rappresenta una trasversale di Via Maggi e fu denominata con delibera n. 68 nel Consiglio Comunale del 29 settembre 1985. Era il tempo dell’urbanizzazione di questa parte del paese e fu allora che vennero denominate diverse Vie con i nomi delle famiglie nobili che, nella storia locale, ebbero a che fare con Turbigo. Curioso il fatto che digitando il nome della Via su ‘google’ compaia un certo ‘Carlo d’Adda’, che non c’entra niente con la denominazione originaria della Via che si riferisce alla nota famiglia milanese. Infatti, a Carlo d’Adda (esule e senatore del Regno d’Italia) è intestata la Via che da Ripa di Porta Ticinese va a Viale Cassala a Milano, non a Turbigo!
Gli storici (Calvi, Marinoni, Corio) non sono d’accordo sull’origine di questa nobile famiglia milanese che, comunque, ha nel fiume d’Adda un chiaro riferimento geografico. Certo è che fu di parte ghibellina e ad un certo della sua storia si divise in quattro grandi linee, dalle quale si staccarono poi altre minori che si spostarono a Ginevra, Savoia, Francia, Venezia.
La loro presenza a Turbigo è documentata sin dalla metà del Cinquecento. Difatti, con istrumento dell’8 giugno 1569, rogato da Cristoforo Frova, notaio di Milano, avvenne la vendita – effettuata da Erasmo e Giambattista d’Adda, padre e figlio – dell’Osteria al Segno dell’Annunciata (sulla sponda destra del Naviglio, appena al di là del ponte in pietra, dove ci sono i resti della vecchia Dogana), del censo del sale, della rendita di lire quaranta, comprendente anche la giurisdizione, al conte Guido Gallarati.
Nel 1615, la giurisdizione di Turbigo passò da Domenico Saulo, presidente del Collegio dei Magistrati delle Entrate Ordinarie dello Stato di Milano, al nobile Ambrogio d’Adda che divenne ‘Signore di Turbigo’ oltre a marchese di Pandino e Cassano. Successivamente la giurisdizione turbighese passò dai d’Adda ai Landi.
44 – D’ANNUNZIO Gabriele (Via)
E’ una Via Privata che collega la Via Fredda alla Via Bainsizza (c’è un passaggio interno alla proprietà privata) e fu realizzata al tempo della costruzione dei condomini che gravitano in questa parte del paese, frutto del ‘miracolo economico’ turbighese. Il grande poeta, oltre ad aver dato il nome di ‘Campo della Promessa’ all’aeroporto di Lonate Pozzolo, venne spesse volte a Castano Primo a salutare il suo attendente con il quale aveva mantenuto un rapporto fraterno.
45 – Da Cristoforis, famiglia nobile (Via)
Posta in località Belvedere collega la Via Odescalchi con la Via Piantanida e fu denominata con delibera del Consiglio Comunale del 29 settembre 1985, in seguito alla realizzazione – come dicevamo sopra – di un piano di insediamento residenziale che portò a tracciare una serie di Vie – comprese tra le già esistenti Volantari del Sangue e Belvedere – tutte indicanti famiglie nobili che ebbero importanti proprietà nel territorio comunale. In particolare, già nei primi anni del Cinquecento, del giurista filofrancese, Baldassarre Piatti (che sposò Laura Colli di Vigevano), figlio di Ambrogio, sono documentati importanti possessi nei territori di Turbigo, Castano e Robecchetto. Baldassarre aveva tre fratelli: Giovanni Angelo, Martino e Ludovico. Quest’ultimo costruì la ‘Corte nobile’ turbighese, dal quale discende il cardinal Flaminio Piatti (1550-1613).
Abbiamo ricordati i Piatti in quanto i De Cristoforis ne acquisirono le proprietà con Tomaso, anche se il ‘palazzo de Cristoforis’ (attuale sede municipale), con annessa villa, risulta censito per la prima volta solamente nel 1854, anche se l’acquisto avvenne qualche decennio prima.
Tomaso De Cristoforis (questo ‘Tomaso’, nato nel 1793, è con una sola emme) aveva lasciato la vita militare nel 1816 con il grado di capitano d’artiglieria (aveva perso una gamba in guerra) e si era ritirato a Turbigo a gestire la ‘possessione’ che aveva acquistato per la pensione. Ancora nel 1848 venne chiamato dal Comitato di Difesa pubblica milanese a coadiuvare il cavalier Stampa nella lotta contro lo straniero durante le ‘Cinque giornate di Milano’.
Nel 1841, dopo la morte del fratello Giuseppe (fondatore del Museo di Storia Naturale di Milano), il capitano Tomaso de Cristoforis fu chiamato a tutelare la fanciullezza delle nipotine Fulvia e Giuseppina. In tale occasione il Consiglio Comunale di Milano stabilì che, nel conferimento del posto del Conservatore del Civico Museo di Storia Naturale, la famiglia De Cristoforis dovesse avere voce in capitolo, un diritto che si conserva tuttora. Fu quindi Tomaso De Cristoforis che accompagnò all’altare sia Fulvia (che si maritò con il banchiere Pietro Vassalli Cerruti, della famiglia dello scrittore autore de ‘La Chimera’) che Giuseppina (la quale sposò Giambattista Giovio appartenente ad una nobile famiglia comasca). A testimoniare la presenza in paese di Tomaso De Cristoforis ci sono molte lettere conservate nell’Archivio Parrocchiale, che documentano il conflitto con l’allora parroco don Pietro Bossi in merito a ‘legati di culto’ sulla proprietà che aveva acquistato e che il Nostro non intendeva onorare. Si trattava di una posizione tipica dei massoni che avevano lo scopo di emarginare la chiesa cattolica dalla realtà sociale.
Questo era l’uomo, di antico stampo risorgimentale e massone professo. Sposò Giuseppina Piantanida dei feudatari di Cuggiono – dei quali ereditò il titolo nobiliare e il cognome che aggiunse al suo – dalla quale ebbe un figlio, Giuseppe, primo sindaco turbighese dell’Unità d’Italia, sepolto con la moglie nel cimitero turbighese, primo campo. Giuseppe aveva sposato Paolina Van Lew (nella foto del monumento funebre qui pubblicato) dalla quale ebbe un unico figlio, Luigi che, a sua volta sposò Maria Caspani. Fu sindaco di Nosate dove i De Cristoforis possedevano molti terreni agricoli.
E arriviamo ai nostri tempi. Una figlia di Luigi De Cristoforis, Ida Antonia detta ‘Tony’, sposò l’11 novembre 1914, l’avvocato Guido Gray di Novara. La coppia ebbe tre figli: SILVANO, ucciso a Roma dai tedeschi durante i moti successivi all’8 settembre 1943; FULVIA sposò Achille Boroli, uno dei fondatori della De Agostini di Novara la quale, al primo figlio, diede il nome di Silvano, in memoria del fratello che divenne uno dei primi deputati di Forza Italia; FILIPPO MARIA ereditò l’antico palazzo turbighese che vendette al Comune nel 1970 ad un prezzo inferiore a quello commerciale, per volontà testamentaria della madre.
FOTO Nel triportico, accanto all’entrata della biblioteca, sono affrescati le armi gentiizie di tre famiglie nobili: i De Cristoforis in alto, e sotto, appaiati, gli stemmi araldici dei Piatti e dei Piantanida. Accanto allo stemma araldico della sua casata c’è l’architetto Tomaso Gray De Cristoforis (i Gray poterano vantare e vantano il cognome della nobile famiglia milanese) il quale venne a Turbigo nel 2012 per discutere sullo spostamento della Madonna – che ricorda lo sposalizio dei suoi nonni, Ida Antonia De Cristoforis con l’avvocato Guido Gray – collocata su una colonna trecentesca in fondo al parco.
Il monumento funebre del nobile Giuseppe De Cristoforis Piantanida insieme alla moglie, la belg Paolina Van Lew