Ieri sera, 5 ottobre 2023, su ‘TC Telecolor’, emittente di Parma, è andato in onda un bel do-cumentario sulla fortezza militare dei Landi di Bardi (Parma) e la valle del Ceno (oltre ad un flash sul cavallo Bardigiano), sapientemente illustrata da uno storico locale, Giuseppe Beppe Conti.
La storia di questa nobile famiglia – che ha un addentellato anche a Turbigo in quanto man-tenne il potere feudale in loco per due secoli – inizia nel Cinquecento con Agostino ( in seguito avvelenato a Milano), nominato principe dall’imperatore Carlo V, al quale fu assegnato il feudo imperiale di Bardi. L’investitura prevedeva noblesse oblige la realizzazione di una for-tezza.
BARDI il toponimo è longobardo e il primo insediamento sullo sperone-masso risale al VII secolo e, in seguito, si succedettero diverse costruzioni fino alla realizzazione della fortezza mili-tare. Lo scontro secolare con i Farnese (Pier Luigi fu ucciso da un Landi) e la vicenda della so-rella di Federico, Maria, che sposò nel 1595 il Signore di Monaco, Ercole Grimaldi, a sua volta finito sgozzato. Fu un questo frangente che don Federico Landi organizzò una spedizione nel Principato di Monaco per salvare i tre figli della sorella, il principino Onorato e le due sorelline, che furono portati a Bardi (o a Turbigo) dove vissero felici e contenti.
IL BARONE DI TURBIGO. Nel novembre 2007 il dottor Riccardo De Rosa, ritenuto uno dei maggiori studiosi di Bardi e dei Landi (attualmente abita a Turbigo), in una serata in Biblioteca illustrò la figura di don Federico Landi, feudatario di Turbigo dal 1591, ma anche reggente dell’ ‘Stato Landi’ comprendente, oltre alla Val di Taro, Compiano e Begonia. ll professore esordì illustrando quali furono le strategie familiari e di potere di questo antico casato piacentino, di fede ghibellina sin dai tempi di Federico II, la cui presenza in Turbigo è stata ricostruita attraverso la consultazione dell’Archivio di Famiglia depositato a Roma.
Don Federico Landi, ‘primo barone di Turbigo’ – si legge nei documenti – personaggio al quale lo studioso ha dedicato una dettagliata biografia. Proprietario di vaste proprietà in paese, tra cui il Castello e l’osteria al segno dell’Annunciata, (possedeva molte proprietà allodiali anche ad Ossona), Riccardo De Rosa tratteggiò la figura del ‘nostro’ barone che aveva sposato una gentildonna genovese con la quale non andava d’accordo e quindi si insediò nel castello turbighese (1615). Qui crebbero due suoi figli naturali, mentre l’unica figlia ‘ufficiale’, Polissena Maria – alla morte del padre nel 1661 – si vide recapitare il testamento con l’impegno a mantenere i due fratellastri.
IL GEMELLAGGIO. L’idea di un gemellaggio tra Turbigo e Bardi, proposto una ventina di anni fa, non ha trovato il consenso sperato. Per cui, noi appassionati di storica locale, restiamo in attesa di tempi migliori sperando che il fantasma che aleggia nelle stanze della fortezza possa aiutarci. Infatti, la leggenda narra che due innamorati… Soleste, figlia del conte Landi e Morvello si aggirino ancora nelle stanze della fortezza in attesa di ricongiungersi…
DIDA – Una mappa di Turbigo nei primi anni dei Seicento fatta eseguire da don Federico Landi, principe della val di Taro. Lo stemma dei Landi compare in alto a destra con all’interno l’aquila bicipite, (stemma imperiale degli Asburgo) e il simbolo dell’ordine caval-leresco del toson d’oro