PADREGNANO (Robecchetto con Induno) – Nell’anno in cui l’egregio signor Umberto Scattolini lascia il sito che aveva studiato e in parte restaurato, tanto da segnarne l’estremo sud del contado del Seprio con un capitello posto sulla sua cinta, tracciamo, per sommi capi, quella che fu l’origine del cenobio fruttuarienze di Padregnano.
Dopo il Mille la vita in campagna era particolarmente dura e difficile, vissuta con il rischio di magri raccolti, ma l’esigenza di una vita cristiana più intensa e perfetta nasceva dai mali dilaganti nel clero, segnato dalla simonia, dal concubinato, oltre che all’uso disordinato dei beni della Chiesa. Mali che perduravano nel tempo, insiti nella natura umana e, ancora oggi, non ancora estirpati completamente.
L’anno Mille rappresenta simbolicamente il passaggio da una società corrotta, dominata dai vescovi-conti (conti per il potere imperiale e vescovi per quello spirituale, marci fino al midollo) e un’altra che si poneva alla ricerca di una dimensione cristiana che avrebbe portato a figure come quella di San Francesco.
DA CLUNY (910) A FRUTTUARIA (1003)
Nel 910, in Borgogna, era sorto il monastero di Cluny e, un secolo dopo, venne fondato il monastero di Fruttuaria, voluto da Guglielmo da Volpiano (961-1031), secondo la regola di San Benedetto (‘Ora et Labora’). Collaboratore di San Maiolo, abate di Cluny, per la riforma di alcuni monasteri in Francia (San Benigno a Digione e Fécamp), Guglielmo fondò con i beni di famiglia il monastero del Canavese (svincolato dall’autorità dei vescovi-conti) di cui Padregnano era una dipendenza. Fruttuaria fu politicamente protetta dalla nobiltà e in particolare dal re Arduino d’Ivrea che vi trovò rifugio dopo la sconfitta da parte di Enrico II e vi trovò la morte vestito dall’abito monastico nel 1015
IL PRIORATO DI PADREGNANO (1094)
Un documento del 1094 parla della donazione alla chiesa di San Martino al Padregnano (oggi scomparsa, ma potrebbe anche essere quella oggi denominata San Nicola), con tutti i beni ad essa connessi, al Monastero di San Benigno di Fruttuaria. Una presenza, quella fruttuariense, che successivamente si consolida con la fondazione di un monastero al Padregnano, documentato da un atto notarile. Un secolo dopo, però, l’edificio è decadente, probabilmente messo a ferro e a fuoco da truppe mercenarie transitate in loco.