Magenta. La nuova legge sulla cittadinanza, approvata alla Camera, è stata recentemente affossata in Senato. Definito impropriamente ius soli (non è previsto, in questo caso, che chi sia nato nel territorio di un certo Stato ne ottenga automaticamente la cittadinanza), l’attuale Disegno di legge supera i provvedimenti, considerati obsoleti, presi nel 1992, ponendo nuove condizioni, tra le quali ne ricordiamo due: un bambino nato in Italia diventa automaticamente italiano se uno dei due genitori risiede legalmente nel nostro paese da cinque anni; potranno inoltre ricevere la cittadinanza coloro che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato un ciclo scolastico.
Il tema però travalica i bizantinismi amministrativi: rivendicare (o negare) un diritto significa reclamare qualcosa che abbia basi solide e non arbitrarie, scuotendo così i valori culturali di fondo di una società. Tutto ciò è emerso nel dibattito, moderato da Ersilio Mattioni (caporedattore di “Libera Stampa l’Altomilanese”), tra Stefania Bonfiglio, segretario e capogruppo in Consiglio comunale della Lega Nord di Magenta, e Sumaya Abdel Qader, consigliere comunale Pd a Milano. L’incontro si è svolto sabato 30 settembre presso la Tensostruttura di Magenta ed è stato organizzato dal locale circolo Pd.
Dato che da idee diverse di “costruzione” di una collettività derivano norme giuridiche conseguenti, non è paradossale che le differenze più notevoli, in termini di visione di comunità, siano emerse nel momento in cui sono stati affrontati i temi più tecnici del Disegno di legge: se per l’esponente della Lega Nord gli atti amministrativi graveranno soprattutto sui contribuenti italiani, la conseguenza più grave dello ius soli è «regalare, senza sacrificio, la cittadinanza, che è un valore» e che presuppone una determinata volontà di integrarsi da parte di chi la richiede; per il consigliere Pd, invece, le regole, i criteri e i percorsi da
seguire per diventare italiani sono fissati con precisione e aiuteranno circa 800.000 giovani a rafforzare i legami con il paese nel quale sono nati e a superare ostacoli burocratici come, ad esempio, la possibilità di partecipare a concorsi pubblici.
L’unica nota polemica, in un dialogo caratterizzato da toni civili, ha riguardato l’opportunità di sostenere un provvedimento di tale portata a ridosso della campagna elettorale del 2018; la questione, sollevata da Bonfiglio, è stata affrontata anche da Qader, la quale ha ammesso che i tempi di calendarizzazione sono oggettivamente lunghi, ma ha ricordato che la revisione delle attuali norme sulla cittadinanza era già presente nel programma elettorale del Partito Democratico del 2013.